Vino nuovo in otri nuovi - Studio di Andrea Thomas
“Neppure si mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti gli otri scoppiano, il vino si spande e gli otri si perdono; ma si mette il vino nuovo in otri nuovi e gli uni e gli altri si conservano”
(Matteo 9:17).
Chiaramente tutto questo discorso risale all’usanza di imbottigliare i liquidi in otri (fatti di pelli animali, spesso di pelle di capra) che, col tempo, una volta svuotati si seccavano e si spaccavano se non venivano mantenuti morbidi ed elastici con acqua e olio.
Tre rischi si corrono come chiese che potrebbero diventare “otri vecchi”:
· gli otri rigidi non sanno gestire la pressione del nuovo, del fermento delle novità,
· quindi essendo rigidi perdono gente (il vino nuovo, i nuovi convertiti),
· e si può perdere anche l’otre (il contenitore, la sala), per una spaccatura.
Gli “otri nuovi” invece riescono a contenere il nuovo: quindi siamo incoraggiati a formare otri nuovi (comunità, movimenti nuovi) per ogni tempo o “stagione” spirituale:
· gli otri nuovi sono elastici, sono “più giovani” oppure più aperti;
· il vino nuovo ci fermenta bene (le idee nuove vengono vagliate con le Scritture),
· gli uni e gli altri si conservano, e nulla si perde.
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