Il ruolo del responsabile

 

IL  RUOLO  DEL  RESPONSABILE

Andrew Thomas

Quando ci si trova ad essere responsabili di una comunità cristiana, sia essa piccola o già grande, ci si sente un po’ come uno che si scopre genitore per la prima volta nella vita.

Hai appena avuto un primo figlio, una prima figlia?

Sei passato dall’essere un figlio ad essere un marito, oppure una figlia a una moglie: sei passato dallo stadio in cui altri pensavano a te e ti accudivano, a quello di essere tu che devi decidere, magari non sempre da solo, per ciò che è meglio per chi ti sta a cuore e a carico.

Sei diventato un responsabile, e non di una azienda o ditta commerciale, ma di piccole persone che hanno necessità di crescere e di diventare indipendenti dai genitori (però ci vorrà tempo, pazienza e impegno da parte tua).

Non è facile né da capire, perché non ti hanno fatto un corso tranne quello che hai visto fare ai tuoi genitori, e non sempre eri d’accordo; e non è facile da fare, perché si perde la pazienza, si fanno degli errori e si capisce che a volte si deve anche chiedere scusa, e questo è ancora meno facile da fare.

Poi, si cerca di far diventare altri una piccola fotocopia di sé, oppure la realizzazione dei sogni che noi abbiamo avuto ma mai realizzato, finché non ci si rende conto che anche questo è uno sbaglio: perché per Dio siamo tutti diversi anche se complementari.

Alle volte, ci facciamo aiutare dai nostri genitori, se sono abbastanza presenti, senza renderci sempre conto che, anche loro, sono passati dal ruolo di genitori a quello di nonni, ma non sempre lo capiscono e commettono errori di valutazione e di non-delega; il nonno deve fare il nonno del nipotino, non il padre; già sarà stato difficile fare il padre di suo figlio o figlia, ma quello del nonno è un altro ruolo, utilissimo come aiuto per i figli, e benedetto perché a una certa ora si ridà il bambino ai genitori, senza la pretesa (se si è saggi) che solo tu sai come si crescono i piccoli.

Certo, hai un po’ di esperienza in più dei figli appena promossi genitori, ma col tempo loro la accumuleranno e tu non devi guastare loro il percorso con regole e suggerimenti dittatoriali.

E tutto questo lo ritroviamo, con la famiglia come modello della comunità, riprodotta nei rapporti che un responsabile deve imparare a gestire. In fondo, non ci chiamiamo forse la famiglia di Dio?

E, per anzianità, abbiamo delle figure che somigliano ai nonni, o addirittura ai patriarchi, alcuni ai genitori e altri, a volte molti, a bambini in crescita, chi sfamato col latte, chi con cibo più solido.

E, proprio come dei bambini, ci ritroviamo con le bizze, la disciplina, le crisi adolescenziali, le passioni e gli innamoramenti e, a volte, le litigate e addirittura le separazioni.

Dio vorrebbe che la Chiesa fosse “una famiglia felice”, però per farlo deve avere delle figure responsabili che sanno, suppergiù, ciò che fanno. Talvolta sbaglieranno, ma impareranno e cambieranno, chiederanno scusa e vedranno anche il frutto delle loro fatiche, ferite, lacrime, risate e vittorie. Ecco il ruolo dei responsabili.

Sono persone che conoscono il senso del loro ruolo

Un responsabile di comunità è un padre; nelle famiglie di oggi, spesso monogenitoriali, questo senso non è così chiaro; ma nella comunità cristiana, Dio ha stabilito ruoli di assistenza e di governo, diaconie e anziani, come madri per i figli e padri per la direzione: devono accettare il loro ruolo e sapere, sì, dove vanno, ma anche in quale rapporto si trovano con i loro collaboratori.

Chi è il “patriarca” o padre della comunità avrà un ruolo direttivo, ma dovrà imparare a delegare spazi e autorità ai figli che crescono e si sposano e si spostano a loro volta; e le “madri” di servizio dovranno insegnare alle giovani a essere buone mogli e buone madri a loro volta, per permettere la moltiplicazione che porterà ai bravi nipotini.

Non dovrà essere una famiglia né mafiosa né patriarcale, ma semplicemente una famiglia che cresce e che diventa forte e benedetta, un esempio in una società in disgregazione come la nostra.

Sono persone che capiscono il fine del loro ruolo

E Dio in Genesi disse: “Siate fecondi, moltiplicatevi e riempite la terra”, e il messaggio non è cambiato: noi forse abbiamo pensato che sarebbe più facile, o meno faticoso, costruire una chiesa “nave da crociera”, un club di villeggianti serviti da pochi professionisti, una comunità felice che si edifica delle mura contro il mondo cattivo, piuttosto che una chiesa “nave da guerra”, dove ognuno ha un suo posto, un suo ruolo e combatte per il fine del ruolo, che è la salvezza delle anime che stanno annegando nel mare in tempesta intorno alla nave sicura e ben difesa.

Quale è il fine della tua chiesa? Se non è la salvezza delle anime perdute, la moltiplicazione e il riempire la terra di comunità cristiane sane riproducenti, allora sarà la sterilità, prima spirituale, poi materiale, per spegnersi infine anche se santissimi perché non si è compreso e attuato il fine della riproduzione.

Sono persone che comprendono il costo del loro ruolo

Tutto ha un costo, anche come diceva Gesù: chi vuole costruire una torre ne deve prima calcolare il prezzo, per non trovarsi poi squattrinato e svergognato senza aver potuto finire il lavoro.

 

E un responsabile non è da meno, deve sapere che il suo compito ha un costo, in ore di tempo, in preparazione e impegno, in una vita esemplare (perché i figli imiteranno i loro genitori) e, non certo ultimo in importanza, nell’insegnamento delle tecniche di sopravvivenza: quando non sai che fare, prega; quando cerchi direzione, leggi; quando uccideresti qualcuno, perdona; quando vinci, dai la gloria a Dio e il credito a chi ti ha aiutato.

E trovati dei collaboratori fidati, come disse Jethro a Mosè, sennò ti esaurirai tu e tutto questo popolo che dipende da te (Esodo 18). Non sei eterno, solo L’Eterno lo è: tu vivi nel tempo e devi fare il massimo col tempo che ti è stato donato: impara.

Sono persone che condividono le gioie del loro ruolo

Ci sono drammi e difficoltà, ma anche gioie e vittorie; e quando ci si ritrova ai funerali, si piange; ma quando ci si ritrova ai matrimoni, alle nascite, alle lauree e ai fidanzamenti, si gioisce. Insieme, e si ringrazia Dio per l’aiuto “fin qui” (Ebenezer, giustamente dopo una battaglia).

Quando potrai guardare indietro riconoscendo gli errori ma anche i progressi, e avanti con visione per arrivare dove non sei ancora arrivato, allora potrai dire che sei “un responsabile”, cioè un servo del tuo Padrone che ti ha delegato responsabilità sulla Sua famiglia allargata.

Andrea

Roma, 19.04.2018

 

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Andrea Thomas